Il drago

 

La figura del drago nasconde misteriose analogie e impre­vedibili contatti con le più lontane culture. Infatti l’iconografia di questo essere fantastico affonda le sue origini nella lontana cultura cinese del secondo millennio A.C. in cui il drago, sim­bolo del cielo e, per corollario, della dignità imperiale e del po­tere sacro dell’imperatore, compare nella caratteristica immagine con testa e corpo di coccodrillo, ali d’aquila, zampe artigliate di leone, coda di serpente, secondo una “contaminatio” orga­nica che, con poche varianti, comparirà nell’Occidente con connotazioni simboliche opposte, a sostituire l’arcaico motivo del serpente, di derivazione biblica.

Nella tradizione del nord Europa, (si pensi ai miti di Beowulf e di Sigfrido) il drago è cu­stode di segreti e di tesori nascosti, ma sarà la sua identificazio­ne con il serpente, causa della caduta dell’uomo, simbolo del peccato e della perdizione, a risolvere in senso negativo l’imma­gine ‘‘orientale” del drago.

La comparsa nell’Occidente del drago di derivazione cinese (e quindi con connotazione positiva) è collegata alla cultura vichinga: teste di drago ornano, con funzione apotropaica. la prua delle loro navi, come si può riscontrare nei resti della nave-tomba della regina Asa. a partire dal VII secolo  Attraverso viaggi per mare e per fiume quegli inarrestabili navigatori vennero a contatto con l’oriente e, scendendo al sud, con il mondo bizan­tino. Il rapporto con l’area cristiana portò alla definizione nega­tiva del drago, che nel frattempo era divenuto l’emblema della dinastia sia dei Plantageneti , sovrani anglosassoni.

Più di una ragione quindi spingeva a una diversa accezione del mostro, soprattutto quando Guglielmo il Conquistatore ebbe da Alessandro Il il vessillo con croce rossa in campo bianco, come simbo­lo del papato ed emblema della guerra “santa” che si stava per intraprendere nel 1066 contro l’Inghilterra, di cui testimonia la famosa Tapisserie de Bayeux.

 

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